All’apparenza sembra un braccio di ferro ma in realtà è uno scontro tra poveri. I contendenti (almeno in teoria) sono i dirigenti scolastici e i presidenti delle società sportive.
L’oggetto del desiderio sono le palestre scolastiche tanto preziose per le società che promuovono lo sport al coperto, vedi pallavolo, pallacanestro e calcio a 5 ma non solo, e i dirigenti scolastici che fanno la conta degli spazi a disposizione per organizzare la didattica nel rispetto delle direttive anticontagio, intercedono per ampliare le corse sul trasporto degli alunni, si barcamenano per avere i banchi monoposto.
Le società sportive vogliono ripartire coi corsi che significano prosecuzione e sopravvivenza di realtà storiche e hanno bisogno di quelle certezze che i dirigenti scolastici non sempre possono dare.
Da qualche giorno si sta alzando la voce da più parti.
Ad oggi fa fede il vademecum redatto dal Coni sulla base delle norme emanate dal governo. La sintesi è che in linea di massima l’attività sportiva pomeridiana da parte di privati nelle palestre delle scuole non è vietata ma a patto di superare problemi molto seri e comunque oggettivamente non prioritari.
I dirigenti scolastici continuano infatti a ripetere che la priorità è la salute degli alunni e, pur riconoscendo il valore sociale ed educativo svolto dall’attività agonistica pomeridiana, per ora non se ne viene a capo. A San Benedetto del Tronto il dirigente del liceo scientifico è orientato a evitare gli sport di squadra e permettere solo quelli individuali e sarebbe un disastro.
Le maglie strette rischiano di mettere in ginocchio le società sportive e c’è chi si rivolge alle istituzioni, per dirimere le convivenze tra sport diversi come nel caso dei dirigenti della pallavolo di Osimo nel Palabellini che è palestra scolastica ma anche campo di allenamento di volley e basket.
Si rischia la paralisi dello sport o almeno di molto di esso.