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Lo sport piange Massimiliano Trozzi: innamorato dell’Inter, del Camerano e del «suo» numero dieci Gabriel

Dai successi nel futsal, fino ai nuovi progetti ben avviati da presidente gialloblu nel calcio

Massimiliano Trozzi con suo figlio Gabriel

CAMERANO – Una passione viscerale per l’Inter, il legame con Camerano e il Camerano Calcio, follemente innamorato del suo numero dieci preferito, il figlio Gabriel: lo sport marchigiano piange Massimiliano Trozzi, tragicamente scomparso a causa di un malore.

Imprenditore, ma una vita dedicata allo sport

Passione, mentalità e ambizione, tre parole semplicissime ma non banali per descrivere il suo modo di vivere il mondo dello sport. Trozzi era un dirigente vecchio stampo, di quelli di poche parole, che amava i fatti, e che al tempo stesso riusciva a essere al passo coi tempi. A evolversi insieme a tutto ciò che lo circondava. Terzino mancino, si ritaglia diverse soddisfazioni negli anni ’90 con la sua maglia del cuore, quella del Camerano. Quella del suo paese, quella che lo segnerà per sempre. Il tempo passa e assume cariche dirigenziali in varie circostanze, spiccano il ruolo di presidente della Real Cameranese ma soprattutto i risultati da direttore sportivo del Camerano, guidato dal suo grande amico Luca Montenovo, un Camerano capace di alzare la Coppa Italia di Eccellenza Marche verso il cielo.

Senza dimenticare il suo (recente) passato nel mondo del futsal. Il «duo delle meraviglie», quello composto insieme a Momi Marchegiani, riesce a scrivere pagine incredibili della storia sportiva anconetana. Dove? Al Montesicuro Tre Colli: il balzo in Serie B, la partecipazione ai playoff e la splendida esperienza alla Final Eight di Policoro, con in palio la Coppa Italia di categoria.

Il ritorno a casa da presidente

Il richiamo del mondo del calcio, però, è troppo forte. Tutte le strade percorse da Trozzi lo riportano, sempre, a Camerano. Massimiliano entra dalla porta principale, quella da presidente. Prima decisione: la società deve tornare ad avere una prima squadra. Composta dai giovani, del posto, che sappiano cosa significhi il senso di appartenenza. Quanto amava il senso di appartenenza, lo incarnava alla perfezione. Tra mille dubbi e tanto scetticismo generale, Trozzi tira dritto, come sempre, e centra una promozione in Seconda Categoria, difficilmente pronosticabile, al primo tentativo. Con una squadra di ragazzi. I suoi ragazzi. Perché lui era così: si metteva in testa una cosa e, molto spesso, la realizzava. Con passione, mentalità e ambizione.

Prima Gabriel poi Lautaro Martinez

Tra i tanti ragazzi della prima squadra del Camerano, c’è Gabriel, il suo numero dieci preferito. Suo figlio, nato nel 2003, il fratello maggiore di Alessia, da poco diciottenne. Doni avuti dal rapporto con Alessandra, l’ex moglie. Con Trozzi che, purtroppo, lascia un vuoto enorme anche in Irene, la sua compagna attuale, mamma di Nicholas. Ma tornando a Gabriel, ha seguito subito suo papà nell’avventura in gialloblu, con il numero più pesante dietro alla maglietta, quel dieci conquistato a suon di dribbling, giocate e gol. Non per altro, perché il campo non vive di bugie. E quanto piaceva tutto ciò a Massimiliano, andava matto per i colpi di Gabriel, restando comunque il primo tifoso di tutti i suoi giocatori, separando i ruoli di presidente e genitore con quella mentalità di cui parlavamo nella premessa.

La razionalità passava minimamente e forse in secondo piano soltanto per l’Inter. La sua fede più grande. Da Lautaro a Barella, passando per Inzaghi. Beniamini di Trozzi, che non si perdeva nemmeno un minuto di una singola partita. Raggiungendo San Siro più volte durante la stagione, quando riusciva a conciliare impegni familiari, lavorativi e quelli griffati Camerano. Perché non riusciva a riposare, a rilassarsi, viveva lo sport a mille all’ora. Viveva di questo, viveva di una passione che, chi scrive, raramente ha percepito tra gli addetti ai lavori.

Il saluto di un amico fraterno

Non può che completare il ricordo di Trozzi, il suo amico fraterno Luca Montenovo, colpito da un lutto che mai avrebbe voluto conoscere. Braccio destro nello sport, ma soprattutto nella vita: «A nome di tutto il Camerano Calcio, in ogni componente, posso dire soltanto grazie al nostro presidente. I suoi insegnamenti ci hanno fatto crescere come addetti ai lavori ma soprattutto come persone. Ci ha fatto capire cosa significa nutrire senso di appartenenza, amare una società, amare il proprio paese. Lascia un’eredità enorme. Saluto un amico, prima che un presidente. Potevamo avere vedute diverse, a volte, ma non è mai mancato il rispetto reciproco, quel legame che ci univa nel calcio e nella vita». Una vita di passione, mentalità e ambizione. Ciao Massi.