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Tamberi saluta le Olimpiadi: «Arrivederci Tokyo, mia Tokyo»

Il saltatore anconetano ha affidato alla sua pagina Facebook il racconto delle emozioni dopo il rinvio. Parole toccanti che spiegano lo stato d'animo del campione italiano

GIanmarco Tamberi
Gianmarco Tamberi in una foto di repertorio

ANCONA- Gianmarco Tamberi saluta, o meglio rinvio l’appuntamento, con le Olimpiadi di Tokyo. Il rinvio ufficializzato ieri della manifestazione è stato accolto dai vari atleti con vari stati d’animo. Il saltatore anconetano ha affidato i pensieri alla sua pagina Facebook:

«Ho sacrificato interamente la mia vita privata in questi ultimi quattro anni. Ho messo da parte qualsiasi pensiero di fare una famiglia, di vivere le mie amicizie come un ragazzo normale, di ricambiare il tempo che mi viene regalato da tutte le persone che mi vogliono bene. Ho messo da parte tutto quanto, mettendo davanti un solo pensiero. Pensiero che era diventata una dolce ossessione con cui convivere. Mi sono svegliato ogni mattina di questi ultimi quattro anni chiedendomi come prima cosa se avessi dormito abbastanza bene per poter affrontare al meglio l’allenamento del pomeriggio. Poi colazione, caloria per caloria segnata ogni giorno, ad ogni singolo alimento».

E ancora: «Allenamenti tutti i giorni, ovvio. Ma tra questi alcuni andavano male, e condizionavano il mio umore per giorni interi, a volte settimane. Settimane passate a non rispondere a nessuno per trovare dentro di me la forza per reagire. Tutto questo perché sapevo quanto fosse importante ogni singolo dettaglio in vista di quell’appuntamento. Vivevo ogni singola scelta personale in funzione di quel evento. Se dovevo andare a cena da qualche parte, le domande in successione che si presentavano nella mia testa erano: puoi permetterti questa cena per la dieta? Domani hai allenamento di tecnica? Quando è la prossima gara? Quella più facile, che si pongono tutti: mi va una cenetta fuori? Era forse la decima della lista, e la sua rilevanza nella decisione finale rasentava lo zero. Ogni singola azione condizionata da loro. Ogni singolo pensiero. Ogni. Singolo. Respiro. Vorrei aver dato alla mia donna l’amore e le attenzioni che si merita, vorrei aver dato la mia spalla ai miei amici mille volte in più».

Poi, infine, la speranza: «E ora mi guardo allo specchio dopo aver letto le notizie al giornale. Una lacrima scende lenta nel viso nello stesso canale ben scolpito dalle lacrime di quattro anni fa e capisco. Capisco che tutto questo è stato fatto per un qualcosa che non ci sarà. E se quella volta scrissi, addio Rio, addio mia Rio. Ora forse un po’ riesco a consolarmi nel darti l’arrivederci. Si, ma chissà a quando. Arrivederci Tokyo, arrivederci mia Tokyo».

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