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Termoforgia Jesi, non basta il cuore contro la Fortitudo

L'Aurora lotta contro Bologna al 105 Stadium di Rimini (Paladozza squalificato) ma non riesce a compiere l'impresa nonostante la bella prestazione

Fortitudo Bologna - Aurora Jesi della stagione 2017-18
Fortitudo Bologna - Aurora Jesi della stagione 2017-18

RIMINI – Non basta il cuore per battere la Fortitudo Bologna. La Termoforgia Jesi, orfana del capitano Tommy Rinaldi, ci prova, fa divertire gli oltre 300 tifosi arrivati al 105 Stadium di Rimini (squalificato il Paladozza) da Jesi, ma non riesce a compiere l’impresa contro Mancinelli e compagni, le cui ambizioni stagionali sono ben differenti. Finisce 79-70.

Arancioblu in campo con Massone, Brown, Hasbrouck, Marini, Ihedioha. Rispondono gli emiliani con Legion, McCamey, Mancinelli, Italiano, Pini. Il capitano fortitudino Mancinelli apre le danze in appoggio, ma Marini, investito del ruolo di capitano a causa dell’assenza di Tommy Rinaldi, risponde dalla lunga distanza. Dopo 4′ minuti, e una serie di belle azioni, è 8 pari, fino alla bomba di “babyface” Marini sulla testa del Mancio, che intanto continua a segnare dall’altra parte. Come Marini, del resto, incubo della difesa bolognese. È un bel derby fra italianissimi esterni. 16-15 al 7′. Ancora “freddo” Brown. 23-19 alla fine del primo quarto.

Si riparte con il grintoso Quarisa, trasformato rispetto all’esordio all’Ubi Banca Sport Center, che “alza la voce” sia in difesa, a rimbalzo, che in attacco, regalando il 23-26 ai suoi al 12′. L’assenza del capitano Rinaldi fa emergere anche il carattere di Piccoli, con Marini che continua a dispensare lezioni di pallacanestro (e di salto in alto). Mancinelli, nel frattempo, sorregge da solo l’intero attacco dei “padroni di casa”. 34-31 al 17′, coach Damiano Cagnazzo chiama timeout per riordinare le idee. Si suda per un attimo freddo quando Hasbrouck esce dal campo toccandosi il ginocchio, per fortuna è solo un colpo superficiale. Jesi smarrisce un po’ la bussola, consentendo alla Fortitudo di portarsi sul 41-35 a 1′ dal termine del primo tempo. Ma l’Aurora può contare sia su Hasbrouck che soprattutto su Brown, autore di due triple da paura allo scadere dopo due parziali sottotono (anche perché raddoppiato in più occasioni). Si va negli spogliatoi sul 41-43.

Prima azione con Bologna che impatta, ma ci pensa subito Ihedioha a ributtarla indietro di 3 lunghezze. Brown inizia ad accendere il “motore”, piazzando una bella tripla dal centro, e la Consultinvest è costretta ad alzare il ritmo. 49 pari al 23′. Poi, con disarmante facilità, Marini colpisce ancora dalla lunga. Cinciarini però lo copia. Due minuti dopo, stesso copione: 54-54. Bologna sfoggia la sua solidità, gli jesini faticano un po’ affidandosi a tiri forzati. Il punteggio, ad ogni modo, non cambia di tanto: 59-56 al 29′. Legion regala un arresto e tiro da manuale e Bologna, approfittando dell’errore degli arancioblu, ha anche l’ultima palla del quarto in mano, sul 61-57 a 14”. Ma sbaglia per ben tre volte.

I tifosi giunti da Jesi

Tripla di Italiano in avvio dell’ultimo periodo. Poi Legion, di nuovo in arresto e tiro. Parziale pericoloso che impone un timeout immediato per il coach jesino Cagnazzo. 66-57 al 32′. Piccoli la piazza da tre, replica Legion dall’altra parte, controreplica Brown. E di nuovo Piccoli, sempre dall’arco. Jesi è lì, nonostante tutto. 69-66 al 35′. Ma Bologna è uno squadrone costruito per il salto di categoria e con due triple ristabilisce il +8 (74-66). Brown si intestardisce, la Fortitudo no. 77-68 a 3 minuti dal suono della sirena. È la parola fine al match. Gli emiliani non sbagliano più e chiudono sul 79-70.


Fortitudo Bologna – Aurora Jesi: 79-70
(23-19, 41-43, 61-57)


Consultinvest Fortitudo Bologna
: Cinciarini 10, Mancinelli 18, Pederzoli, Legion 18, Fultz, Murabito, Montanari, Gandini, Pini 6, Italiano 7, McCamey 15, Bryan 5. Allenatore: Boniciolli

Termoforgia Aurora Jesi: Kouyate, Brown 16, Mentonelli, Quarisa 11, Marini 13, Piccoli 8, Valentini, Massone 4, Montanari, Hasbrouck 7, Ihedioha 11. Allenatore: Cagnazzo

Arbitri: D’Amato, Caruso, Chersicla