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Un Giro d’Italia nel segno di Michele Scarponi

Parte domani da Alghero l'edizione numero "100" della corsa rosa. Un giro particolare, duro, che non passerà nelle Marche e che delle Marche non avrà più il suo uomo di punta, l'Aquila di Filottrano, al quale è stata intitolata la salita del Mortirolo. Ne parliamo con Giorgio Farroni

Immagine di repertorio

FABRIANO – Scatta domani – venerdì 5 maggio – dalla Sardegna, e si concluderà il 28 maggio a Milano l’edizione numero “100” del Giro d’Italia.

Oltre al numero perfetto. sarà un giro particolare. Che non passerà nelle Marche. E che delle Marche non avrà più neanche il suo uomo di punta, Michele Scarponi, volato in cielo il 22 aprile. In sua memoria, però, il Mortirolo sarà la “salita Scarponi” e prima della partenza da Alghero, domani, verrà osservato un minuto di silenzio. Non sarà facile concentrarsi sull’avvenimento sportivo senza pensare all’Aquila di Filottrano, anche perché il suo ricordo sarà ovunque. Lungo le strade della “Corsa Rosa”, gli appassionati lo omaggeranno in ogni modo e i bus del suo team – l’Astana – porteranno la sua immagine. Sarà un Giro per Michele.

Il lato agonistico dell’evento ci parla di 21 frazioni per 3.609 chilometri tutti in territorio italiano, con partenza dalla Sardegna (dove si correranno tre tappe), per spostarsi poi in Sicilia e risalire lo stivale fino in Alto Adige.

Un Giro che sembra duro. Ne abbiamo parlato con uno “del mestiere”, il campione paralimpico fabrianese Giorgio Farroni.

«Sì, è un Giro strano, che secondo me può riservare delle sorprese – commenta Farroni. – Le tappe difficili, infatti, iniziano molto presto (già alla quarta, ad esempio, in Sicilia c’è l’Etna, nda). Questo vuol dire che i corridori di classifica devono sùbito partire forte, altrimenti poi sarebbe difficile recuperare terreno. Un po’ di “rilassamento”, consentitemi il termine, ci può stare solo nella parte centrale. Perché poi l’ultima settimana sarà veramente tosta, con le montagne vere. Ecco, possiamo riassumere dicendo che ci sono due picchi di difficoltà: la prima e la terza settimana».

Chi vedi favorito?
«Credo Quintana, ma vedo bene anche Thomas e Landa del Team Sky. Tra gli italiani, Nibali, anche se finora non è stato brillantissimo. Tra i primi cinque… beh… avrebbe potuto dire la sua anche Michele Scarponi… ma purtroppo la sorte ha voluto diversamente per lui».

Giorgio, a proposito di Scarponi, da conterranei vi conoscevate bene: come hai vissuto la sua tragica scomparsa?
«E’ stato un colpo durissimo, neanche io non so ancora definirlo. Conoscevo lui e la famiglia, ci sentivamo spesso e talvolta ci ritrovavamo per gli allenamenti: soprattutto quando c’erano da fare le salite, ci incontravamo a metà strada tra Filottrano e Fabriano e facevano Poggio San Romualdo o Castelletta, che lui amava particolarmente, o le strade del San Vicino. Nel fine settimana scorso ho vinto una gara a Carpenedolo, nel bresciano, e l’ho dedicata al mio amico Michele, come avevo promesso alla moglie in occasione del funerale».

Farroni (primo a sinistra) e Scarponi (al centro) durante un allenamento sulle salite nel fabrianese alcuni anni fa